Migranti morti e dimenticati

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20140826_immigrazione_libiaDi Salvo Barbagallo

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Sui migranti, poveri disgraziati che cercano un luogo sicuro per vivere e sbarcano (quelli che sono più fortunati) in Sicilia, c’è poco di nuovo da dire e contemporaneamente tanto e tanto da dire. La verità è che sui mass media non fanno notizia, se non quando si verifica qualche tragedia di una certa entità, cioè quando affondano i barconi nelle acque del Mediterraneo, trascinando in fondo al mare quanti non riescono a salvarsi. Eppure i migranti (o “clandestini”, come vengono definiti da più parti) vengono tirati in ballo strumentalmente, quasi sempre per questioni politiche, o allorché si scoprono malefatte sulla loro pelle da parte di qualche appartenente (pochi o molti, il discorso non cambia) della cosiddetta collettività “civile”.

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Tante storie di disperazione avrebbero da raccontare i migranti che riescono a mettere piede su questa terra (l’Italia) che loro considerano un “Eldorado”, storie che nessuno raccoglie, storie che si perdono, come quelle delle decine e decine di morti, di persone che non sono riuscite a partire, i cui corpi sono rimasti sulla sabbia delle spiagge libiche. E’ il quotidiano “Il Giornale” che pubblica un reportage televisivo impressionante sul recupero dei corpi dei migranti defunti  “spiaggiati” in Libia.

Le navi militari italiane soccorrono ciò che è possibile soccorrere, ma la loro funzione principale è proteggere quello spazio di mare dove passa il gasdotto Libia-Sicilia, navi militari e personale militare pronto a intervenire nel caso che vengano messe a rischio dalle milizie del Califfato. In un modo o in un altro, alla fine ogni cosa si riduce alla difesa di interessi economici e in una “questione politica”. Purtroppo la “questione” che dovrebbe essere “principe”, quella che riguarda quel “milione” di migranti stanziati in Libia (la maggior parte in territori controllati dagli jihadisti) in attesa di imbarcarsi su qualche fatiscente navicella, passa in secondo piano. Passa in secondo piano dall’oggi all’indomani e così via in attesa di una soluzione definitiva. Una soluzione che non si trova o non si vuole trovare.

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